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Davvero la vera Lolita?
di Joe Morgenstern

Gli aficionados dei leccalecca del mondo intero possono pensare che rovinare un tesoro come Lolita potrebbe essere efferato e offensivo quanto dipingere dei baffi sull'Aristotele di Rembrandt. Stanley Kubrick ne era consapevole, quando si è assunto il compito di dirigere la versione cinematografica del romanzo di Vladimir Nabokov, che esce nelle sale da mercoledì. Ma non ha mai dubitato che tale compito potesse esser fatto nel modo appropriato. Tutto quello che serviva era trovare la ragazza giusta e girarle attorno il film giusto.

La reputazione che precede il Signor Kubrick è quella di un tipo molto sicuro di sé, un ex fotografo di riviste il cui talento tecnico ha preso la strada del cinema prima ancora che fosse abbastanza grande per votare, un uomo con una folta chioma di capelli neri, un completo nero e un interesse ossessivo per i film.

Piuttosto giusto, almeno sotto alcuni aspetti. Kubrick ha davvero tanti capelli neri, e indossava un completo nero quando l'altro giorno si è presentato per il pranzo. Ma qui finiscono le somiglianze con la sua immagine pubblica, se mi passate l'espressione.

All'età di 33 anni il regista non è più un ragazzo magrolino, come lo presentò una scrittrice chiacchierona quando nel 1955 uscì Il Bacio dell'Assassino. E non si può neanche più fregiare della qualifica di ragazzo prodigio, benché chi abbia seguito la sua carriera attraverso film quali Rapina a Mano Armata, Orizzonti di Gloria e Spartacus sembra considerarlo un uomo prodigio.

E' sicuro di sé solo nel senso che è un professionista affermato che sa di essere affermato. A pranzo, Kubrick è rimasto per un bel po' di tempo molto diffidente, fino a che non si è accalorato parlando di politica. E questo solleva un'altra questione. Kubrick conosce tutto dei suoi film, e la conoscenza può raggiungere dimensioni ossessive, ma conosce anche la letteratura e la musica e le vicende politiche e chissà cos'altro che in un'ora non ha avuto il tempo di discutere, il che induce a pensare che la sua vera ossessione sia l'apprendimento.

Il suo prossimo film riguarderà un aspetto intrigante della corsa agli armamenti, e Kubrick parla del disarmo con una conoscenza talmente dettagliata della materia che potrebbe farsi assumere come sostituto di Arthur Dean a Ginevra. In breve, lui fa i compiti a casa, e un'impresa complicata come Lolita, un libro che ha significato tante cose diverse per molti lettori e recensori, ha richiesto un bel po' di compiti a casa.

"Il romanzo è talmente ricco di temi, di punti di vista e di personaggi," ha dichiarato Kubrick. "E' assolutamente brillante, questa sua scoperta di come stanno le cose. Nessuno cambia. E' la realtà che cambia, mentre il lettore ne fa la scoperta assieme ad Humbert. Il libro è narrato dal punto di vista del protagonista, che però è un osservatore molto parziale. La svolta drammatica della vicenda si ha quando cade quella copertura cinica che Nabokov usa per impedire, a noi e ad Humbert, di comprendere subito che è innamorato della ragazza.

Sue Lyon, che Kubrick ha scelto per la parte di Lolita, dimostra e ha effettivamente due o tre anni in più della pubere amante del romanzo. Cambia la sostanza del racconto? Kubrick pensa di no. "La storia tra Humbert e Lolita, a conti fatti, sarebbe una storia magnifica anche se Lolita avesse 21 anni. Tenendo bassa l'età della ragazza, come ha fatto Nabokov, si raggiunge ovviamente quella dimensione indecente che Lionel Trilling attribuisce al romanzo.

"Ciò che è essenziale, in ogni caso, è che noi sviluppiamo una simpatia per Humbert, una compassione per i suoi patemi d'animo. Se non fosse per questo, la storia sarebbe nient'altro che l'estenuante sequenza di avventure di un vecchio."

Kubrick confida molto nell'intelligenza: nella sua, che adopera talvolta in modo formale, quale fervente teorico di cinema, e talvolta in modo informale, quando improvvisa scene da un copione di base; nell'intelligenza del pubblico, e in quella degli attori.

"Ah, la forza che si può generare dando al pubblico la sensazione della scoperta! Il difetto che riscontro anche nei film drammatici più realistici è che si passa molto tempo a preparare ogni cosa perché il pubblico la scopra da sé, e poi, quando i giochi sono fatti, gli attori spiegano comunque tutto."

Kubrick parla con totale partecipazione di quanto gli attori siano vulnerabili davanti alla macchina da presa. Uno dei suoi contributi principali è stato, almeno crede, quello di aver dato agli attori una visione d'insieme, affidandosi tanto alle sue emozioni che al suo intelletto.

"Girare un film è un processo talmente segmentato - la stessa routine dalle 8:30 alle 18 giorno dopo giorno - che la sola comprensione intellettuale è insufficiente a sostenere una visione d'insieme significativa. Per questo devo confidare nel mio coinvolgimento emotivo, e pensarvi nei termini di una progressione musicale tra un elemento e l'altro.

La sua comprensione dei problemi di recitazione, la sua attenzione al dettaglio perfino nella più piccola caratterizzazione, hanno reso Kubrick straordinariamente popolare tra gli attori che lavorano con lui. Peter Seller, che impersona Clare Quilty, il rapitore di Lolita, ha recentemente dichiarato che avrebbe lavorato in un film di Kubrick anche se avesse dovuto fare solo una parte di due battute. Per provare la sua fedeltà, Sellers sta ora per partecipare al prossimo film di Kubrick, Il Dottor Stranamore, ovvero Come Imparai a Non Preoccuparmi e ad Amare la Bomba. Ambientata in America, sarà la storia di un "Grande Esperto nucleare", un uomo dal grande potere, come persona e come scienziato, con Sellers nel ruolo principale.

Un'altra star di Lolita, Shelley Winters, su Kubrick ha da dire quanto segue: "Gli piacciono molto gli attori, li rispetta, e spiega loro tutto quello che sta tentando di ottenere, e ti scava dentro il cervello per farti capire come tu possa raggiungerlo. Poi, grazie a un processo di eliminazione e svelamento, riesce ad afferrare quello che vuole. Ma non è una performance che ti è imposta dall'esterno. E' qualcosa di tuo che lui riesce a tirarti fuori.

Sembrerebbe, allora, che Lolita con Kubrick sia stata in buone mani - sempre che la ragazza possa essere in buone mani con qualcuno.

Really the real Lolita?, di Joe Morgenstern
Sunday Herald Tribune, 10 Giugno 1962
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick di Michele Pavan Deana

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