Eyes Wide Shut
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Christiane e Jan Harlan
La moglie e il produttore di Kubrick parlano di Eyes Wide Shut in occasione del Festival di Venezia

Christiane Kubrick, terza moglie del regista, è stata presente con Jan Harlan, suo fratello e produttore degli ultimi film di Kubrick, alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, per presentare il film. Dopo la morte di Kubrick, Christiane e suo fratello hanno presenziato diversi eventi mondani, parlando di Stanley e presentando il documentario A Life in Pictures, rompendo di fatto la riservatezza che aveva contraddistinto da sempre lo stile di vita dei Kubrick.

 
Intervista a Christiane Kubrick [estratti]
 

Stanley vive sempre nella mia memoria, soprattutto nei momenti di solitudine. L'idea che ha voluto trasmettere con Eyes Wide Shut è che non bisogna giocare con i sentimenti e che soprattutto, bisogna prestare molta attenzione alle persone care che ci stannno vicino.

TG 1, 1 Settembre 1999
Christiane Kubrick
 
Intervista a Christiane Kubrick e Jan Harlan
 

Qual è il sentimento, secondo lei, che Kubrick voleva trasmettere agli spettatori, al suo pubblico con questo film?
CHRISTIANE: Credo che volesse far capire al pubblico che è estremamente importante e necessario stare molto attenti e molto accorti con la persona che è la più importante della tua vita, e che non è possibile assolutamente, né si deve, giocare con i sentimenti, che non ci si deve comportare in maniera sciocca o semplicemente lasciarsi andare, essere disattenti, soltanto perché magari si è di pessimo umore o si è fumato un pochino di erba. Questo forse è il motivo per cui ha scelto due persone, come Tom e Nicole, che sono assolutamente, estremamente attraenti, che non hanno nessun altro problema nella vita, sono belle e hanno successo, quindi nessun altro elemento poteva essere una distrazione se non il fatto di non essere stati accorti con i propri sentimenti.

Stanley Kubrick conclude le riprese di Eyes Wide Shut nel marzo del 1998, comincia subito il montaggio, muore il 7 marzo di quest'anno, sta ancora lavorando alla scelta delle musiche. Ma si può considerare il film veramente un'opera tutta sua? L'opera di un autore che controllava fino all'ultimo particolare il suo lavoro?
JAN: Assolutamente è il suo film, prima della sua morte il film era finito, completamente montato. Lo abbiamo proiettato il 1 marzo a New York e Kubrick è morto il 7 marzo. Posso dire che la sua ultima settimana di vita è stata molto felice, perché ha ricevuto molte congratulazioni per questo film.

Venezia Cinema '99, RAI1, 1 Settembre 1999
Christiane e Jan Harlan
 
Intervista a Christiane Kubrick e Jan Harlan
di Serena Dandini

Non pensa che la campagna stampa, puntata tutta sulle supposte componenti sessuali ed erotiche del film, rischi di fuorviare il pubblico?
CHRISTIANE: Io penso che sia un peccato che il film sia stato preso in questo modo, Stanley voleva che fosse uno stimolo e se avesse potuto continuare non sappiamo che cosa avrebbe fatto, avrebbe reagito alla stampa, avrebbe cercato di arrivare con qualche cosa di diverso, ma da un certo punto di vista la stampa ha fatto quello che voleva; quanto avrebbe potuto fare lui non lo so.

Era molto soddisfatto del risultato?
CHRISTIANE: Lui pensava che fosse il suo miglior film, sul serio.

Qual era il rapporto di suo marito con la cultura americana? Era molto conflittuale?
CHRISTIANE: No, no, era molto americano. Non credo che ci pensasse molto, era un americano al quale piaceva molto l'Inghilterra e penso che fosse una persona abbastanza internazionale, almeno nella testa.

Poi lui era un grande navigatore Internet, quindi comunque rimaneva in contatto...
CHRISTIANE: No, non è vero, non è assolutamente vero, gli piacevano i computer, questo sì, e aveva un'apparecchiatura modernissima. Spielberg fece una volta una battuta: "Prima di Internet, Stanley era lui Internet", perché telefonava a così tanta gente tutto il tempo.
JAN: Sì, verissimo, usava il fax, era in contatto costante con tutti, sicché era un Internet pre-Internet! Non aveva tempo di girare per Internet.
CHRISTIANE: L'avrebbe fatto se avesse avuto tempo.

E' vero che Spielberg è l'unico regista che potrebbe portare avanti, secondo la volontà di suo marito, il progetto del film Artificial Intelligence?
CHRISTIANE: Sì, penso di sì, sì... erano buoni amici.
JAN: E' vero, sì, Stanley ha detto: "Forse Steven sarebbe meglio di me per fare il regista di questo film!" Però aspettava con gioia di farlo, sarebbe stato il nostro prossimo film, abbiamo seicento disegni per il film, già in dettagli, abbiamo anche lo script e tutto il resto... invece non so cosa succederà.
CHRISTIANE: Parlavano per delle ore delle innovazioni tecniche che cambiavano di settimana in settimana e aspettava con gioia di poterlo fare.

Il film racconta anche della decadenza della nostra epoca e della difficoltà di un rapporto di coppia, di rimanere oggi a lungo insieme senza ricorrere a dei compromessi, a delle imperfezioni. Lei è stata per tanti anni insieme a suo marito, per più di quaranta anni, può darci qualche segreto, qualche consiglio?
CHRISTIANE: Ci si deve amare, essere gentili l'un l'altro. Io sono stata fortunata... molto fortunata... e molto felice... e ora sono molto triste.

Lei è una pittrice, un'artista; i quadri nella casa degli Harford nel film sono suoi, come lo erano quelli nella casa di Arancia Meccanica, che uno ricorda con questi straordinari colori; come collaborava con suo marito?
CHRISTIANE: Non è che facessi quadri pensando al film, lui mi diceva: "Ho bisogno di un quadro per questa scena, dammi uno dei tuoi!" [ride]

Il nostro critico in trasmissione, Paolo Mereghetti, è innamorato del gatto gigante, vorrebbe sapere se è in vendita, se lo può comprare...
CHRISTIANE: E' un quadro che ha fatto mia figlia, sì certo, Katharina, Katharina Hobbs, è lei che ha fatto il quadro del gatto preferito di Stanley; siamo tutte e due pittrici, è lei che l'ha fatto.
JAN: E se volete comprarlo dovete parlare con me, io sono l'agente! [ridono]

La Mostra della Laguna, RAI3, 1 Settembre 1999
Christiane e Jan Harlan
 
Il suo capolavoro, parola della vedova [estratti]
 

Eyes Wide Shut è il film migliore che Stanley considerava di aver mai fatto. Lui era fiero del risultato finale. [...] Sono circolate troppe leggende su di lui, la verità è che non amava incontrare i giornalisti perché avevano distorto alcune sue dichiarazioni.

La Nazione, 2 Settembre 1999
Christiane Kubrick
 
Intervista a Jan Harlan [estratti]
 

Negli Stati Uniti la scena dell'orgia è stata oscurata digitalmente per 65 secondi.
JAN: Stanley rideva, non credeva che i censori potessero scambiare per pornografica una scena dove i riferimenti pittorici a un sabba di Bosch sono espliciti. Alla fine però ha dovuto arrendersi. [Kubrick] aveva girato molti trailer, ma ne è circolato uno solo, quello dai toni più erotici.

Corriere della Sera, 2 Settembre 1999
Jan Harlan
 
Intervista a Jan Harlan
di David Frati

Hai detto che con Eyes Wide Shut Stanley Kubrick voleva dedicarsi al puro, vero sesso... Ma il film non era inteso come uno sguardo satirico ai costumi sociali?
Questo film è tutto tranne che uno scherzo. Quello che lui ha cercato di fare è darci una visione fugace dell'abisso del peccato, della decadenza che hanno accompagnato l'umanità sin dagli albori della storia. Abbiamo letto di queste cose da almeno 200 anni. Non è niente di nuovo. Guarda i dipinti di Hyeronimus Bosch, lui queste cose le aveva descritte, e Arthur Schnitzler, che ha inserito balli in maschera nelle sue storie, come un luogo comune che prendeva da uno scaffale. In realtà era un'idea molto più vecchia, l'idea che qualcuno esca, fornichi, abbia il desiderio, voglia vendicarsi, e sia guidato da questo desiderio. Questo non è nuovo, è nuovo per il grande schermo. Stanley non voleva fare scene erotiche attraenti, tutto il contrario. Sai, se guardi a questa orgia, stai lontano dal sesso per settimane [ride], è una storia tremenda. E poi non è nemmeno la cosa più importante, è solo uno degli episodi che riguardano il protagonista. La stampa ha parlato di un "film di sesso", ma non lo è, è un film sulla mente. E' un dramma psicologico, un dramma sul matrimonio. E' uno Shakespeare moderno, un film serissimo. Non c'era alcun dubbio in Stanley su questo, voleva veramente un dramma su un matrimonio che cade a pezzi, che è in pericolo, e per colpa degli stessi protagonisti. Non c'è nessun altro da incolpare. Eppure le premesse erano ottime: avevano salute, una figlia bellissima, una buona professione, soldi... ma la distruzione era in loro stessi. Solo loro stessi. Era colpa loro. Questa era la cosa importante, non c'era una forza esterna. E' tutto in loro, nelle loro conversazioni, nel loro modo frivolo di parlare. In un matrimonio ci sono tre elementi: il marito, la moglie, e il matrimonio stesso. E questa ultimo elemento deve essere trattato con rispetto. Altrimenti, scivoli piano piano nel rischio, nel pericolo.

Stanley Kubrick era interessato al punto di vista femminile in questo film?
Beh, c'è il doppio standard della cultura occidentale che è stato eroso solo nelle ultime due generazioni. Ma ai tempi di Schnitzler questo doppio standard era pienamente in vigore. Le donne non erano autorizzate a fare ciò che facevano gli uomini. Non c'era discussione, voglio dire gli uomini facevano cose pazzesche ed era accettato dalla società. Se una donna avesse fatto le stesse identiche cose, la società l'avrebbe condannata.

Ciò nonostante, in Eyes Wide Shut seguiamo l'uomo che va a caccia, non rimaniamo con la moglie poi così a lungo...
Ma Stanley è un uomo, e quindi non è obiettivo! E Schnitzler non era obiettivo. Infatti ciò che c'è di interessante in Schnitzler è che è stato il primo, per così dire, "liberatore" delle donne. Lui stesso era un donnaiolo, viveva quel conflitto. Era un terribile donnaiolo, se guardiamo ai fatti. E non gli piaceva questa cosa di lui stesso. Era molto esperto in materia, ecco perché Freud lo definiva il suo "doppelganger", il suo alter ego.

Hai dovuto aiutare Stanley per evitare problemi a questo film? Problemi con le associazioni, per esempio...
Non ce n'era bisogno. Era il suo film, da solo. Ma avrebbe lottato, se non fosse morto. Durante la scena dell'orgia, l'ho preso da parte e gli ho detto all'orecchio: "Devi stare attento. Come te la caverai con la censura americana?" E lui: "Oh, non credo sia un problema. Questa è una cosa seria, mica sono così stupidi. Lo vedono che è necessario, è una immagine vecchia 2000 anni, ed è quello di cui abbiamo bisogno." E non si preoccupava per niente, non aveva considerato nessuna alternativa, era assolutamente sicuro che sarebbe andato tutto bene. E durante il montaggio, che è durato circa un anno, perché lui iniziava a montare quando tutto era finito, diceva che l'unico modo che avrebbe preso in considerazione per censurarlo era inserire altre persone digitalmente, così non si sarebbe visto molto!

Difatti non si vedeva proprio niente...
Ma tu non sei americano! Io sono d'accordo con te, ma...

Quando hai visto la versione alterata del film, hai immaginato quanto Stanley si sarebbe pentito di questa scelta?
Sì, ma pensa come sarebbe stato peggio se ci avesse messo le mani qualcun altro! Comunque non c'era un'alternativa, lo doveva fare per forza, c'era scritto nel contratto. Non poteva fare un film vietato ai minori di 18 anni, c'era proprio scritto.

L'ultima parola del film è FUCK. E' uno sberleffo riferito all'industria cinematografica?
No, non era uno scherzo per niente!! E' come parlano le persone. Il personaggio in una situazione del genere non potrebbe mai dire "fare l'amore"! Eyes wide shut è un film molto serio. Serissimo. Molto serio.

Parigi, Settembre 1999
Jan Harlan
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