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Nell'intimità di Stanley Kubrick
di Patrick Amory
Per la fine della sua odissea, ha scelto il parco del suo maniero inglese. Un'intervista esclusiva con la moglie e la figlia di Stanley Kubrick.

Né diabolico, né dittatore, né misogino: a casa amava essere circondato dalle donne.

Quando pensava ad un film, a Kubrick piaceva isolarsi in questo angolo di parco, sotto gli alberi all'ombra dei quali riposa. Da due decenni, radicato in Inghilterra, il regista americano abitava Childwickbury House, un maniero del XVII secolo.

Lontano dalle controversie suscitate dalle sue opere, egli non solo aveva trasformato un salone in sala di proiezione per informarsi sull'attualità cinematografica, ma anche installato delle sale di montaggio molto sofisticate nelle scuderie, per perfezionare giorno e notte le sue opere.

Christiane e Anya condividevano la sua stravagante vita di creatore. "Stanley ha sempre lavorato qui, a casa. Assieme, noi parlavamo dei libri che lui leggeva, e ne leggeva centinaia, e partecipavamo alla scelta degli attori. Anche se, ovviamente lui era il solo a decidere.

fotografia

Da sinistra, Anya Kubrick, primogenita del regista, il giornalista Patrick Amory e Christiane Kubrick.

Christiane, lei è la moglie di Stanley Kubrick e la madre dei suoi figli. Voi formavate una coppia solida dopo più di quarant'anni. Alcuni aspetti della vostra vita coniugale hanno ispirato suo marito per Eyes Wide Shut?
Cristiane
: No, malgrado quello che affermano alcuni, la nostra coppia non è servita come modello. La sceneggiatura del film è adattata da una novella di Arthur Schnitzler, Doppio Sogno. Stanley acquistò i diritti del libro nel 1968.

Nicole appare nuda nel film. Lei e Tom vivono delle situazioni molto intime. Le scene erotiche che si vedevano nelle anteprime hanno dato a questo film una reputazione sulfurea. Si tratta di un film sul sesso?
Anya: Questo non è un film di asettico intrattenimento, parla della consapevolezza che ognuno può avere della propria vita di coppia. Penso che disturbi la gente perché induce a porsi delle domande molto personali.
Christiane: Mio nipote Dominic Harlan, mi ha raccontato che i suoi amici, la generazione dei venticinque-trentenni, sono stati molto toccati dal film in quanto all'età in cui si iniziano a fare progetti matrimoniali si può essere solo incuriositi dalle tematiche sollevate da questa storia.
Anya: E' un film sull'amore e tutti sono coinvolti dalle storie d'amore e dalla loro complessità.

Pensate che tutti gli spettatori di questo film possano trarre degli insegnamenti da questo film?
Christiane: La lezione di questo film è, che se voi amate, se avete trovato una persona con la quale pensate di condividere la vostra vita, allora abbiatene cura, proteggete il vostro rapporto, date al vostro partner tutte le attenzioni che merita. In Eyes Wide Shut loro sono ciechi, non si rendono conto di quello che si stanno reciprocamente facendo. Ma il film non è un trattato di scolastica moralità, è serio certo, ma anche lirico e qualche volta divertente.

Molti si sono stupiti vedendo Stanley Kubrick, il quale non aveva mai fatto concessioni all'industria hollywoodiana, chiamare Tom Cruise e Nicole Kidman. Perché li ha scelti?
Christiane: Da quando Stanley ha iniziato a pensare a questo film, ha avuto molte idee per la scelta degli interpreti. In precedenza aveva pensato a Woody Allen. Diceva: "Perché Woody non dovrebbe apprezzare il ruolo di un dottore e di un intellettuale turbato?" Poi abbandonò l'idea in quanto voleva una coppia libera di vivere le scene intime. Ha optato per Tom Cruise e Nicole Kidman perché voleva due personaggi belli e di successo, che non avessero nessun motivo per trattarsi male. Nel film, Bill e Alice Hartford non sono due personaggi complessi, non si possono scambiare per Einstein. Sono la giovane coppia contemporanea ideale.

Tom Cruise e Nicole Kidman hanno vissuto due anni a Londra per questo progetto. Hanno girato per dieci mesi e mezzo, e dicono di avere vissuto una esperienza unica. Ne avete parlato con loro?
Christiane: Nicole e Tom trascorrevano molto tempo qui a casa durante le riprese. Siamo stati molto vicini. Il film ha marcato la loro coppia in quanto, allo scopo di ben recitare i loro ruoli, bisognava analizzarli a fondo. E visto che Stanley poteva essere il loro nonno, essi si sono confidati con lui. Tra di loro è nata una relazione di confidenza reciproca. Stanley credeva in loro, i quali, fiduciosamente gli hanno dato tutto quello che potevano. Stanley mi disse di sentirsi emozionato, perché sentiva che essi non si limitavano a togliersi gli abiti, ma era come se andassero molto più in profondità.

Come ha fatto un uomo notoriamente molto riservato come Kubrick, a filmare delle scene intime come quelle recitate da Cruise e dalla Kidman?
Christiane: Stanley usciva dal set e andava a vedere la scena da un monitor video. Non stava seduto davanti a loro. Da lontano controllava, lasciando che loro cercassero le migliori sfumature, i gesti più appropriati. Loro ripetevano la scena più volte. Stanley lasciava che la telecamera riprendesse. Tanto la pellicola costa poco. Lui li esortava a ripetere le scene. So che Tom e Nicole erano eccitati all'idea di poter ricercare le situazioni migliori. Ed il fatto che fossero una coppia anche nella vita di tutti i giorni, era essenziale per Stanley. Quando essi piangevano, si toccavano o si sorridevano, era meraviglioso. Loro hanno giocato il gioco proposto da Stanley, provato tutto quello che era possibile.

Christiane nella straordinaria cucina del maniero, con i cani che Kubrick adorava: Jazabel, Hal, Harvey, Wesley, George e Ben.

 

Nel suo atelier, Cristiane (in bianco) è vicina ad una delle sue tele con Anya, oggi cantante, una delle due figlie avute con suo marito.

Christiane presenta nel suo album la riproduzione di un ritratto del marito. Ammiratore delle sue tele, ne ha usate parecchie in Eyes Wide Shut.

In cinquant'anni di carriera, Kubrick ha rilasciato pochissima interviste, si è parlato della sua paura paranoica della stampa. Cosa ne pensa?
Christiane: Non era ne paranoico ne nevrotico, era solo terribilmente timido. A volte, vedendo alla televisione altri registi che si facevano intervistare a scopo promozionale, diceva: "Perché lo fanno, più che altro danneggiano il loro film con questo tipo di azioni." Pensava che parlare delle proprie opere era più che altro una perdita di tempo.

Molte persone, dopo la sua morte, collaboratori e attori, hanno osservato una specie di legge del silenzio che è tuttora rispettata.
Christiane: Alcuni si sono compiaciuti di dare di lui l'immagine di questo orribile animale, che nelle tenebre del suo antro preparava piani diabolici, trattava i suoi collaboratori in modo disgustoso, un paranoico assassino di turisti, misogino denigratore del sesso femminile... Tutto questo deve ovviamente cessare.

Permetteteci allora di scoprire il vero Stanley Kubrick, cosa faceva nella vita di tutti i giorni quando non era impegnato nella produzione di film?
Christiane: Dormiva pochissimo, cinque ore per notte, per il resto leggeva molto ed era costantemente alla ricerca di nuove idee. Amava la vita. Per esempio, adorava creare un grande confusione in cucina, proprio qui. [Siamo seduti in una immensa cucina] Guardando la televisione, preparava delle insalate all'americana e amava riunire tutti i suoi cari in pranzi che lui stesso preparava.
Anya: [Ridendo] Il suo stile non era di preparare vere e proprie cene, ma di confezionare enormi panini ben ripieni. Amava anche convocarci per delle proiezioni nella sala cinematografica. In effetti, era più normale di quanto si possa credere.

Lo si conosceva eremita e recluso e voi lo descrivete conviviale. Stupefacente, non è vero?
Christiane: Lui eremita... Amava molto comunicare con il prossimo. La nostra casa è stata un luogo di riunioni professionali e di amicizia. Apprezzava incontrare i miei amici artisti o gli amici delle nostre figlie, musicisti e studenti. Trascorreva ore al telefono: aveva delle amicizie esclusivamente telefoniche. E' vero che non amava uscire da Childwickbury House, in cui aveva il conforto e la vicinanza dei suoi cari. Ma era estremamente aperto. Un aneddoto conosciuto tra i suoi amici diceva: "Prima della creazione di Internet, c'era Stanley Kubrick". Bisogna dire che era in continuo contatto con corrispondenti da ogni parte del mondo, per analizzare dettagli riguardanti i suoi film, per trovare il titolo di un libro o per informarsi sulle ultime novità tecnologiche.

Gli piacevano i gadget elettronici?
Christiane: Era un grande amatore di gadget elettronici. Possedeva tutte le novità, computer, telecamere e si interessava a tutto quello che riguardava gli effetti speciali. Ma collezionava anche antiche penne a stilo. Il suo unico lusso era, di regalarsi tutte queste cose.

Avete parlato del suo spirito stakanovista, ma amava le vacanze?
Christiane: Non molto. Per lui le vacanze significavano noia. Pensava che il lavoro fosse la migliore evasione. Non lavorava come un ambizioso o un lavorodipendente, ma amava cercare il meglio, scoprire.

Si può dire di lui che era un perfezionista?
Christiane: Lui era prima di tutto un appassionato, cercava la perfezione sapendo che non la si poteva raggiungere. Non ha mai pensato: "Il mio film è perfetto." Lavorava molto duramente. Durante una ripresa disse: "Per ogni minuto che non lavoro, viste tutte le persone a mia disposizione, è un minuto perso." Bisogna precisare che nei suoi film, lui era il regista, il cameraman, il produttore, ma anche lo scenografo, il costumista e tutto ciò che aveva trascorso a mettere a posto dal primo giorno di lavorazione.

Aveva senso degli affari?
Christiane: Molto, era un uomo d'affari molto avveduto. Quando aveva vent'anni, realizzò il suo primo film con del denaro preso in prestito da suo padre e da suo zio. In seguito utilizzò il denaro dei finanziatori come se fosse suo. Spendeva in una settimana quello che altri spendevano in un giorno. Per questa ragione la lavorazione dei suoi film durava molto tempo. La Warner Bros ha sempre avuto fiducia in lui, in quanto lui non ha mai detto: "Datemi molto denaro, io sono un grande artista e ho bisogno di grandi mezzi." Per questo ha sempre avuto assoluta libertà creativa. Tutti sapevano che non si sarebbe mai lanciato in progetti fallimentari.

Tra le leggende che riguardano Kubrick, una dice che non voleva viaggiare in aereo. Piuttosto scomodo nel suo lavoro. Aveva realmente questa fobia?
Christiane: E' vero, lui non prendeva mai l'aereo. A diciannove anni, fotoreporter per la rivista Look, dovette imparare a pilotare. Ma era giovane, troppo giovane. Un giorno rischiò di precipitare. Un po' di tempo dopo, un suo collega morì in aereo. Per una ragione sconosciuta, fu Stanley a ricevere un pacchetto postale contenente la macchina fotografica e alcuni effetti personali devastati del suo collega. Fu uno choc. Quando andò in Spagna per girare Spartacus, in pieno volo si sentì male. Al ritorno, sempre in aereo, pensavo morisse. Tremava e sudava in maniera incontrollabile. Non volle più volare. Quando dovevamo andare negli Stati Uniti, la famiglia intera si imbarcava su un transatlantico. Era molto bello. Una volta terminò il montaggio di un film su un piroscafo in navigazione verso New York.

Avete citato il film Spartacus. Mi ricordo un'immagine con Kirk Douglas, nella quale Stanley Kubrick era molto elegante. Questa eleganza è venuta meno con il passare degli anni.
Christiane: [Ridendo] Si è proprio disintegrata! E' diventata inesistente. Dopo gli anni cinquanta, durante i quali tutti erano obbligati a vestirsi in un certo modo, egli non curò in nessun modo il suo abbigliamento. La cosa divertente era che sua madre diceva: "Non capisco perché Stanley si veste così male! Da bambino lo cambiavo tre volte al giorno." [Sorride] Questa potrebbe essere la spiegazione. Mi ricordo alcune foto, nelle quali lui da bambino, era vestito molto elegantemente. Dopo Full Metal Jacket, adottò le tenute militari, in quanto le trovava solide, confortevoli e pratiche.

Anya, che tipo di padre era?
Anya: Era come un patriarca ebraico, molto protettivo, che voleva sapere tutto sui suoi bambini, dei loro risultati scolastici e professionali. Ci incoraggiava in ogni occasione dicendoci: "Cerca di fare meglio la prossima volta."

Era difficile essere la figlia di un tale mostro sacro?
Anya: No... [Esita] Ovviamente aveva una forte personalità, quindi noi figlie abbiamo dovuto crescere con una forte personalità. Penso che tutti i nostri amichetti abbiano conosciuto nomenti difficili. [Sorride] D'altra parte la maggior parte delle persone erano intimidite da mio padre.

Tomba

Senza dubbio Kubrick avrebbe amato questa foto di Wesley, uno dei suoi cani, mentre vaga intorno alla sua tomba. Nel giardino di Childwickbury House, la tomba del cineasta non reca alcun nome, alcun simbolo religioso. La ghiaia proviene dalla regione circostante, luogo di sorgenti d'acqua che interessarono già i romani.

Era una persona critica?
Anya: Dipende. Per i nostri piccoli amici aveva un buon intuito. Capiva se le sue figlie erano amate. E se era il caso, il ragazzo aveva la sua considerazione. Altrimenti, nostro padre diceva semplicemente: "Non penso sia il caso." E devo ammettere che non si è mai sbagliato.
Christiane: A volte, gli rimproveravamo di essere troppo oppressivo. Le figlie gli chiedevano: "Lasciaci respirare". Allora lui diceva: "Ok, Ok."

Nel lavoro era sovente considerato un dittatore, lo era anche in famiglia?
Anya: Senza successo! [Lei e la madre ridono] Non era un dittatore a casa, perché se voleva trasmetterci un opinione o una buona idea, preferiva che non la accettassimo piuttosto che lamentarci in seguito.

Lui, ebreo newyorkese, aveva il senso dell'umorismo classico di Brooklyn?
Christiane: Era molto divertente. In effetti, somigliava a Woody Allen. E' terribile, c'erano un sacco di similitudini. Aveva il suo stesso umorismo e parlava come lui.

Era ipocondriaco?
Anya: Per gli altri sì, ma non per lui.
Christiane: Disgraziatamente, in quanto figlio di un dottore, pensava di potersi curare da solo. Se fosse stato più seguito, forse avremmo potuto prevenire questa crisi cardiaca.
Anya: Il problema era che non si lamentava mai. Non l'ho mai sentito dire: "Sono stanco." Lavorava quattordici o quindici ore al giorno senza interruzione.

Il 7 marzo 1999 è morto. Sapete la vera causa di questo inatteso decesso?
Christiane: Un attacco cardiaco. Non ha sofferto. Dormiva, quando è stato colpito non si è nemmeno svegliato. In quel periodo stava finendo il montaggio di Eyes Wide Shut. Lo trovavo molto pallido e affaticato, ma ne io ne nessun altro pensavamo che ciò potesse avvenire.

Christiane, voi avete vissuto una vera storia d'amore. Entrambi avete divorziato per potervi sposare, avete avuto due figlie e lui ha adottato la figlia che avete avuto dal vostro precedente matrimonio. Ma è stato facile avere un posto e una vita privata nel destino di Stanley Kubrick?
Christiane: Abbiamo sempre saputo preservare l'intimità della nostra coppia. Stanley era un padre e un marito molto attento e presente. In questa casa, era circondato da donne e amava le presenze femminili. D'altra parte, quando mi dovevo allontanare da lui, brontolava. Allo stesso modo, lui ha vegliato affinché le nostre figlie avessero un mestiere ed è stato rispettoso della mia vocazione di pittrice.

Cos'è più difficile sopportare, quando una persona cara, creativa come lui, scompare?
Anya: Prima di tutto, che lui non sia più in grado di vedere crescere mio figlio, che non ha ancora cinque anni, oltre a tutti gli altri nipotini. Vi è anche il dispiacere che non possa fare altri due o tre film, come per esempio Intelligenza Artificiale, che molto probabilmente sarà ripreso dal suo amico Steven Spielberg.
Christiane: La mia grande pena io la vivo ogni giorno. Mi manca la sera, quando veniva a vedere il progresso di uno dei miei quadri e mi parlava con passione di uno dei suoi progetti in corso. Stanley pensava di vivere fino a novant'anni. E' partito vent'anni prima.

Dans l'intimité de Stanley Kubrick, di Patrick Amory
Paris Match, Settembre 1999
Traduzione dal francese per ArchivioKubrick di Rufus McCoy

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