Shining
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Christiane Kubrick
La terza moglie di Kubrick ricorda il film horror del marito

La seguente intervista alla moglie di Kubrick è stata pubblicata nel 2002 in un articolo del Corriere della Sera che accompagnava l'uscita in VHS del film Shining per la collana "Grandi Film del '900": il film ha inaugurato la serie di VHS dedicate ai film di Kubrick, distribuiti in versione rimasterizzata come nella Stanley Kubrick Collection. Christiane si trovava in Italia per una mostra dei suoi dipinti.

 
Intervista a Christiane Kubrick
di Giovanna Grassi

I ricordi di Christiane, vedova del leggendario maestro del cinema
"Girò scene all'infinito per quel viaggio nella psiche"

Christiane Kubrick, la schiva ma sempre creativa vedova di Stanley, ha vissuto i film del marito dietro le quinte, prestando spesso per le scenografie, lei apprezzata pittrice, i suoi dipinti. Di Shining, Christiane, che sino a fine ottobre presenterà le sue opere nella mostra Creatività riflessa nel Palazzo Doria Pamphili a San Martino al Cimino conserva un vivissimo ricordo. A cominciare dalle lunghe veglie di Stanley il perfezionista per mettere a punto la ricostruzione in un teatro di posa inglese dell'albergo dove si svolge la vicenda.

"Lo scenografo e architetto Roy Walker - racconta - percorse l'America per mesi con l'incarico di fotografare decine e decine di alberghi sulle montagne del Colorado, della California. Quando Stanley trovò il più adatto, lo fece rimodellare nel teatro di posa. La stessa ricerca fu fatta per il piccolo protagonista: Danny Lloyd aveva negli occhi una luce, uno shining, particolare."

Fu proprio durante la preparazione del film che lei dipinse, su sfondo rosso, un ritratto di Stanley. Un colore che si collega anche alla scelta del trailer. "Stanley voleva che fosse muto, con un'onda di sangue rosso, che usciva da una porta, che invadeva lo schermo. Non si dovevano vedere né l'ascia insanguinata né altro, tantomeno Jack Nicholson e la moglie, Shelley Duvall".

Perché?
Con poche immagini, voleva trasmettere quel racconto di Stephen King che lo aveva affascinato e che depurò da ogni elemento eccessivamente orrorifico, rifacendosi piuttosto a quello che Freud definiva "l'inquietante stranezza" della mente umana.

Qual era per Stanley "l'inquietante stranezza" della mente umana?
Stanley voleva raccontare come, in mezzo a una natura isolata e minacciosa, l'uomo, in una società sempre più confusa, sia quanto mai debole, sempre più sospeso sul crinale della coscienza e del subconscio.

Fu maniacale come sempre nel girare il film?
Molte scene furono ripetute all'infinito perché Shining, più di altri film, doveva essere un racconto di pensieri, l'analisi di una psiche.

Curata in ogni minimo particolare fu la anche versione italiana...
Stanley ci teneva moltissimo e lavorò intensamente con l'amico e adattatore dei dialoghi Riccardo Aragno. Mio marito optò per la voce di Giancarlo Giannini per il doppiaggio di Nicholson e fu soddisfatto della versione italiana che giudicò tra le migliori.

Perché suo marito fu sempre legato in modo particolare a Shining?
Perché testimonia il suo bisogno di unire il pensiero alle immagini, il cinema come universo parallelo alla realtà, nello snodarsi del racconto cinematografico.

Corriere della Sera, 26 Settembre 2002
Christiane Kubrick
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