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10 dicembre 2009

Napoleon: recensione parte 3

Vado avanti nella recensione del libro Text dello Stanley Kubrick's Napoleon della Taschen.

"Introduction to the Stanley Kubrick / Felix Markham Napoleon dialogues" è un testo scritto da Geffrey Ellis, professore di storia moderna allo Hertford College di Oxford, assunto da Alison Castle per aiutarla sul versante storico. Qui Ellis ha avuto il compito di correggere e annotare le trascrizioni delle conversazioni che Kubrick e l'esperto napoleonico Markham hanno avuto ad Abbots Mead, residenza londinese del regista, nel luglio 1968. Le conversazioni sono state registrate su nastro e sbobinate da un anonimo collaboratore di Kubrick che, ignorando i mille nomi francesi di persone e luoghi menzionati tra i due, ha trascritto spesso foneticamente con risultati comici e ha commesso anche, come è normale che sia, errori di battitura. In assenza delle registrazioni originali, al momento disperse, il compito di Ellis non è stato affatto facile: il dettagliato resoconto delle sue scelte per rendere il testo fruibile al lettore comune è raccontato in questa introduzione con una dovizia di particolari che ha pienamente soddisfatto il mio lato da archivista. Avrei voluto tutto il libro così, fatto da persone estremamente competenti, attente a non azzardare una conclusione se non assolutamente certa, disponibili al dubbio più che all'effetto facile dello scoop. Chapeau.

Segue "Stanley Kubrick / Felix Markham Napoleon dialogues", trascrizione integrale delle conversazioni tra il regista e lo storico. Sessantatre pagine fitte di domande inesauribili e risposte pazienti. Hai l'impressione di star lì nel salotto a vedere Kubrick che mette alle corde Markham senza dargli respiro. Godimento.

La lettura mi ha fatto tornare alla mente un pensiero che avevo avuto visitando lo Stanley Kubrick Archive di Londra: una totale ammirazione nel vedere come Kubrick fosse in grado di scegliere benissimo i suoi collaboratori: poter fare qualsiasi domanda (How could the bourgeoisie express their demands?) o formulare una qualsiasi richiesta (Could you look it up for me?) sicuro di ottenere una risposta al volo o un dossier la mattina successiva è un risparmio di tempo invidiabile e sostanzialmente un lusso senza prezzo.

Queste alcune delle cose che hanno impennato il livello di soddisfazione:
SK: Well, there's a very interesting point I once read in a psychiatric book, where the writer said that man is an attacking or retreating animal, and that anything in between produces an extreme sense of anxiety. I think that one cal almost say that the thing that Napoleon couldn't tolerate was the "in between." You know, if he was on the run, he knew what to do... fought his defensive battle beautifully. And if he was attacking, he didn't know how to temporize. Really, he didn't know how to survive in the "in between," when he was neither attacking or retreating. [...] I would have suspected he couldn't have been a very good chess player, even though they said he played a lot, because, I mean, one of the key things in master chess is that you do have to recognize that there are times when you neither have attacking moves nor defending moves. And those intermezzo moves are what the Germans call ein Zwischenzug. That's a chess jargon. You know, those are the moves that very often makes a difference in those great games, because you've got really nothing to do. You're not being attacked, you've got nothing to attack – it's a very complex position. [...] You have to make a move that's sound but really isn't doing anything. It's neither defending nor attacking. If you could really say what was his weakness, this seemed to be it.

SK: Now, the Mamelukes... I've never been able to figure out what the hell they really were.

SK: All the actors are English: that's the way I am going to solve the problem – just let English speech represent some form of universal history monument.
Ah, poter risolvere tutti i problemi con questa facilità. Mi fermo qui, con altre 40 pagine da leggere.

Vi risparmio le foto al libro, perché è sempre lo stesso fotografato nella recensione precedente. Non posso però trattenermi dal far notare una volta di più l'inverosimile bruttezza del font scelto per titolare l'intera opera, dalle costole del librone alle copertine dei librini, fino a questi frontespizi mortiferi. Non solo brutti ma anche usati indifferentemente (cioè a caso), quello rigido e quello rotondo, per il titolo e per il sottotitolo. Bravi designer francesi.


Le altre recensioni:
  • Impressioni iniziali: spacchettando i libri.
  • Prima parte: i tre libri più piccoli.
  • Seconda parte: sei saggi del libro Text.
  • Quarta parte: corrispondenza, appunti e cronologia.
  • Quinta parte: iconografia e piano di produzione.
  • Sesta parte: il trattamento del 1968.
  • Settima parte: lo script del 1969.
  • Ottava parte: ultimi due saggi di Text.
  • Conclusione: recensione finale sull'intero libro.
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