Critica d'epoca
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Il Contrattacco di un Liberale
Una recensione di Fred M. Hechinger del New York Times, 1972

Questo veemente attacco al film di Kubrick da parte di un giornalista del New York Times fu una delle vette di furia critica rivolta ad Arancia Meccanica: non si rimprovera al film solamente il contenuto violento e l'impostazione moralmente ambigua ma, cosa ben più grave, si accusa direttamente Kubrick di fascismo. Tirando in ballo altri film dell'inizio anni '70 che presentavano uno sguardo impietoso sulla crisi sociale del tempo e alcune dichiarazioni di Malcolm McDowell, Hechinger imbastisce il suo allarmato pamphlet.

La risposta di Kubrick non si fece attendere: con argomentazioni dotte e un tono vagamente sarcastico nei confronti dell'allarmismo di Hechinger, il regista presentò la sua difesa. Ugualmente fece quando scrisse una lettera al Detroit News per protestare contro il divieto di pubblicità per il suo film, bollato dalla MPAA con il visto X (nessun minore di 17 anni ammesso alla proiezione). Insieme a una serie di esplicite dichiarazioni sulla morale del film rilasciate nelle interviste dell'epoca, evento rarissimo per Kubrick che preferiva che i suoi film parlassero da soli, queste due lettere furono gli ultimi atti di difesa del regista per la sua opera. Il destino di opera controversa per Arancia Meccanica comunque non si esaurì qui: qualche anno dopo, a seguito di crimini violenti associati al film dai giornalisti, Kubrick fu costretto a bandire il film dalle sale del Regno Unito.

 
A liberal fights back
di Fred M. Hechinger

I liberali, ha detto Malcolm McDowell, protagonista di Arancia Meccanica, odiano questo film. Ciò che l'attore sottintende è che i liberali dovrebbero vergognarsi di questa loro reazione - ossia di non capire come vanno le cose, a dire la meno. In realtà è vero piuttosto l'opposto. Ogni liberale dotato di cervello dovrebbe odiare l'Arancia, non per criticarlo artisticamente ma per la tendenza che incarna. Un liberale sveglio dovrebbe riconoscervi la voce del fascismo.

"I film non modificano il mondo, piuttosto pongono domande e mettono in guardia" ha detto McDowell. E qui è vicino alla verità. I film riflettono le tendenze del mondo perché assecondano la forma mentis dei loro potenziali clienti. Durante gli anni della Depressione, Hollywood produsse film che riempivano gli occhi e placavano le menti in modo da tenere lontani dalla dura realtà i pensieri del pubblico. Di tanto in tanto, gli argentei fili della distrazione erano legati con un po' di realismo in stile Furore.

Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, Hollywood rifletté la mente degli americani inondando i film di melassa patriottica e di anti-nazismo da fumetto. Poche modifiche si dimostrarono necessarie per adattare questa tecnica al successivo spirito causato dalla Guerra Fredda, come si può vedere nel film Va' e Uccidi. Più di recente, i film, rincorrendo i gusti dei giovani maschi, hanno sguazzato in temi quali le rivolte nelle università, l'alienazione, la resistenza a oltranza e la controcultura. I sogni di plastica di Hollywood hanno fatto poco, si deve dar credito a McDowell, per cambiare il mondo: dimostravano solo il frenetico tentativo dell'industria del cinema di tenere il passo dietro alla mutevole sceneggiatura scritta dalla società. Ed è proprio perchè le antenne di Hollywood sono state in passato così ricettive nel captare i sentimenti delle masse che la tendenza anti-liberale dovrebbe sul serio "porre domande e mettere in guardia", anche se non nel senso inteso da McDowell o da Stanley Kubrick, il regista di Arancia Meccanica.

I cattivi semi sono stati sparsi durante il periodo di sfruttamento decerebrato della cultura giovanile. Anthony Quinn, che interpretava il ruolo del professore in R.P.M. Rivoluzione per Minuto, quell'ideologico film sulle rivolte universitarie, era il perfetto prototipo di matrice anti-liberale del decrepito liberale, ben intenzionato ma fondamentalmente inetto, obsoleto e autodistruttivo. L'impossibilità di Essere Normale portava complessivamente lo stesso messaggio. Il liberale di Easy Rider, un ubriaco patetico e confuso, aveva lo scopo di mostrare il destino che aspetta tutti i cuori addolorati. Un gran peccato per quel tizio dalla mente sfocata, ma d'altra parte che ti vuoi aspettare...

Gli sceneggiatori captavano accuratamente le vibrazioni di un nichilismo totalitarista e profondamente anti-liberale che filtrava dalla superficie della controcultura. Assecodarono i nuovi sentimenti così bene come in passato aveva assecondato quelli patriottici.

Ora il virus non è più latente. Il messaggio che i film portano è dichiaratamente illiberale, con sfumature smaccatamente di natura fascista. Ascoltate McDowell: "Le persone sono fondamentalmente cattive, corrotte. L'ho sempre avvertito. L'uomo non è progredito di un sol centimetro rispetto all'antica Grecia. I liberali odiano Arancia Meccanica perché sono rimasti degli idealisti e il film invece mostra loro la realtà, mostra non il domani, ma l'oggi. Si tirano indietro - non è vero? - quando li si mette davanti alla sporca verità." Questo è ben più di quello che serve per capire ciò che McDowell considera lo stato attuale della politica. C'è un certo gusto nel far tirare indietro i liberali mostrando loro che razza di sciocchi con la testa fra le nuvole sono. Se fossero più intelligenti, non saprebbero già "la sporca verità" e, concluderemmo, non si adatterebbero ad essa con un tocco di condizionamento skinneriano? E' questa una lettura poco caritatevole della tesi di McDowell - e del film?

La tesi che l'uomo sia irrimediabilmente cattivo e corrotto è l'essenza del fascismo. Sottolinea ogni richiesta per il tipo di riforma sociale che reprime l'uomo e libera il mondo dalle tendenze antidemocratiche grazie alle somministrazioni di legalità e ordine da parte di uno stato di polizia. Si potrebbe liquidare la weltanschauung di McDowell come l'aberrazione di un attore abbagliato dai consensi critici che si diletta a tempo perso di ideologia politica. Ma in realtà McDowell è l'eco pedissequa del suo padrone. "L'uomo non è un nobile selvaggio, è piuttosto un ignobile selvaggio", dice Stanley Kubrick. "E' irrazionale, brutale, debole, sciocco, incapace di essere obiettivo verso qualunque cosa che coinvolga i propri interessi... E ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una visione falsa della natura dell'uomo è probabilmente condannato al fallimento."

Se questa è la visione predominante dell'industria cinematografica - come sembra essere, non solo a guardare Arancia Meccanica ma anche un numero crescente di film come Cane di Paglia e perfino, a livello più spicciolo e meno politico, Il Braccio Violento della Legge - allora, che tipo di istituzioni sociali sorgeranno su questa pessimistica e illiberale visione della natura dell'uomo? Saranno - dovranno essere, se prevale questa logica - le istituzioni repressive, illiberali, sospettose e violente del fascismo. "Queste verità sono autoevidenti..." Ridicolo! "Governo del popolo..." Assurdo! Jefferson, per non parlare di Cristo, erano chiaramente liberali che non potevano sostenere "la sporca verità". Ci vogliono individui come Hitler o Stalin, e le violente inquisizioni, i pogrom e le purghe per amministrare un mondo di ignobili selvaggi.

Questo è il messaggio che lampeggia sullo schermo. Il nichilismo intrinsecamente antiliberale della fase di controcultura di Hollywood era la preparazione subliminale - la Repubblica di Weimar di cinelandia - per l'avvento della cattiva "verità". McDowell, nel cercare un valore positivo nella violenza di Arancia Meccanica per riscattare la società (in un procedimento simile a quando i tribunali parlano di "buona" pornografia), mugugna che forse questo porterà a qualcosa di concreto per risolvere il crimine cittadino. Ma cosa è questo "qualcosa"?

Di certo niente preparato da quei "sognatori" liberali che si tirano indietro quando messi di fronte alla "sporca verità". Più probabilmente si tratterà di un arresto surrettizio di tutte le persone che hanno l'aspetto di piantagrane. In che altro modo si può trattare con gli ignobili selvaggi?

Cane di Paglia potrebbe essere stato ancor più recettivo nel cogliere il messaggio neo-fascista. Il suo protagonista, che simbolizza l'uomo, è un liberale confuso, non violento, remissivo, stupido e non virile che alla fine si redime - ma grazie a cosa? Dimostrando la sua umanità comportandosi come il più selvaggio tra i selvaggi.

Sveglia, liberali! Siate rosso-sangue come tutti gli altri. E questo risolverà anche il crimine cittadino! E probabilmente farà anche arrivare i treni in orario. Alcuni di noi liberali vecchio stampo continuerà, di certo, a sperare che l'industria del cinema abbia per una volta sbagliato a cogliere il senso comune, che per la prima volta nella sua storia abbia preso una cantonata nell'individuare il sentimento comune della nazione, che la maggioranza degli americani non creda, a differenza di quelli che scatenarono le truppe e i M.K.V.D. e la Guardia Rossa, che l'Uomo La Bestia sarà conquistato e addomesticato solo attraverso i poteri purificatori della violenza.

L'ottimismo è la sciocca qualità liberale che il nuovo realismo in celluloide considera ridicolo. C'è da pregare affinché i registi americani possano identificare nel sentimento comune alcune di quelle vibrazioni che hanno portato alla realizzazione di Il Giardino dei Finzi-Contini. Parrebbe che gli europei, che hanno conosciuto bene il fascismo, credano che il male e la violenza, piuttosto che essere connaturati all'uomo e quindi inevitabili, diventino dominanti solo perché una certa elite ha trasformato con successo la violenza in potere politico da esercitare sulle masse. I liberali hanno la loro parte di colpa, ma non sono i cattivi. Alla fine, le loro colpe sembrano scusabili se confrontate con le mostruosità perpetrate da coloro che considerano gli uomini degli ignobili selvaggi. I liberali che hanno realizzato Il Giardino dei Finzi-Contini non si sono tirati indietro di fronte alla sporca memoria di quei giorni bui in Europa quando, dopo il trionfo dell'anti-liberalismo, il parassita umano è strisciato fuori dall'arancia.

Se c'è qualcosa che deve far arretrare i liberali americani in questo preciso istante è la possibilità che, in un capovolgimento della storia, l'Europa possa essere più sofisticata dell'America nell'individuare la natura della minaccia fascista. Questo è il motivo per cui i liberali americani hanno tutto il diritto di odiare l'ideologia sottostante ad Arancia Meccanica e la tendenza che incarna.

New York Times, 13/02/1972
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick
New York Times
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